La ragazza di fronte, Margherita Oggero

Titolo: La ragazza di fronte
Autore: Margherita Oggero
Pubblicazione: Milano : Mondadori, 2015
Pagine: 223

Non so perché non avevo mai considerato Margherita Oggero nelle mie letture.
Confesso che non la conoscevo proprio, non sapevo neanche che fosse lei a scrivere la serie televisiva "Provaci ancora, prof.", una delle poche che mi è stato concesso di vedere quando i bambini andavano a letto presto e io stiravo, stiravo, stiravo ...
L'occasione è venuta dalla sfida a cui sto partecipando, nella quale propongono qualche titolo per accumulare più punti.
Vengo subito al punto: libro piaciuto, molto.
Intanto perché ha uno stile davvero ricercato. Ecco, lo stile è senz'altro ciò che ho apprezzato di più nel romanzo. La Oggero con le parole e la sintassi ci gioca: le sceglie e le plasma a seconda dei personaggi. Le storie dei due protagonisti, che procedono in parallelo, seguono anche due registri stilistici diversi.
Lei, Marta, nata e vissuta nella Torino bene, in un bel palazzo storico a due passi dal Valentino, archivista. Scottata da un anaffettivo rapporto con la madre e da una forte delusione amorosa, Marta risulta introversa, piegata su se stessa. Ha l'abitudine di spiare il dirimpettaio: cosa poco educata, forse, ma che si rivela poi utile.
Lui, Michele, figlio di immigrati napoletani, ha vissuto in due stanze con il nonno Peppino, ora è ingegnere e ha realizzato il suo sogno di guidare i treni. Un rapporto difficile con la sua famiglia di origine, vive un rapporto idilliaco con il nonno, invece, e porta dal sud la solarità e il fascino dello sciupafemmine. Ha l'abitudine di fermarsi e ricordare la ragazzina dai capelli rossi che leggeva sul balcone di fronte, quando abitava ancora con i suoi.
La storia procede parallela: si racconta di lei e di lui prima del loro incontro. Si erano intravisti da bambini, ma mai conosciuti veramente: "Due cammini diversi che visti dall'alto poi erano i nostri". Concedetemi la citazione, che la settimana prossima ho il concerto di Ramazzotti.
Una prospettiva originale, che mi è piaciuta proprio perché si ferma al momento opportuno, senza strafare.
Il cuore della storia è il cammino interiore dei protagonisti: entrambi devono riappacificarsi con le proprie radici, entrambi non nascondono a se stessi la ricerca di una stabilità affettiva.
La Oggero insiste molto sulla provenienza di classe, stilizzando atteggiamenti, mentalità e abitudini della provenienza sociale dei protagonisti.
E Torino si presta a queste riflessioni sociali. Io stessa quando ci ho vissuto (nel 2001, per un anno), ho stentato a conoscere qualche torinese puro, erano tutti immigrati di seconda generazione. Non escludo che abbia giocato a favore della lettura il fatto che sia una città in cui sono stata davvero bene, e che la rievocazione dei luoghi può avere un grande fascino nel gusto della lettura.
Autrice da rileggere.
 
Questo post partecipa alla Reading Challenge LGS come libro bonus.

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