Fiammetta, Emanuela A. Abbadessa

Era da tanto che aspettavo il momento giusto per leggere questo romanzo. Come spesso accade, quando scego un libro e lo metto nella mia wish list, aspetto poi tanto di quel tempo che la trama cambia nella mia mente.
In due parole, non era quello che mi sarei aspettata di leggere. 
Quella di Emanuela Abbadessa è una scrittura raffinatissima. Uno stile assolutamente appropriato a raccontare una storia di fine Ottocento. Si avverte uno studio stilistico con il quale si è divertita, lo ha ammesso lei stessa, a riprendere la maniera ottocentesca.
Il romanzo è ispirato ad una storia vera di Giselda Fojanesi, aretina, moglie del poeta catanese Mario Rapisardi e amante del Verga.
Qui c'è storia di una donna che cerca l'emancipazione attraverso lo studio, e spera di cambiare il mondo. Una femminista ante litteram, a suo modo un'eroina tragica. Una donna combattente, una gran sognatrice. 

Ci avete sempre costrette nei ruoli stabiliti da voi relegandoci solo a dispettose, pudiche, astiose,  insolenti, pettegole, caste, gelose, facili. Ma ditemi voi: quali di questi appellativi hanno mai tenuto conto della nostra mente e della nostra anima nella stessa misura? Vi siete accontentati delle vostre categorie per la paura che, accettandoci simili a voi, un giorno avremmo potuto superarvi in scienza e sapienza. I ruoli riservateli a burattini e colombine della commedia veneziana, signori: noi siamo donne.

Fiammetta ha 22 anni e fa la maestra a Firenze. Cresciuta in orfanotrofio, ora ha un piccolo appartamento dove scrive i suoi primi versi e sogna il grande amore. 
Corteggiata dal facoltoso collega Stefano, non si cura del suo amore  e dell'avvenire rassicurante che le propone: lei vuole la passione travolgente. E la trova. Incontra il poeta catanese Mario Velastro, e lo sposa dopo (poche) infuocate lettere d'amore. Sull'onda del sentimento e dell'entusiasmo va a vivere a Catania. Qui dovrà fare i conti con la madre e la zia di suo marito con le quali convive nel grande appartamento al centro della città. Un legame morboso tiene i fili dei rapporti familiari. La "sposina del Continente" viene trattta come una nemica, non come una figlia. 
Più che le folcloristiche sorelle Strazzeri, impegnate a rendere la vita impossibile e Fiammetta, emerge la servetta di casa, Iana. 
 Sebastiana La Rosa, di aspetto irriducibilmente popolano, era una sedicenne procace, ultima di sette sorelle tutte da sposare, mandata a servizio dal paese su consiglio del parroco Perciapalle, cui era stata segnalata dal collega di San Pietro a Mineo come brava lavoratrice. Modesta, poco pretenziosa e timorata di Dio, le sorelle Strazzeri avevano deciso di prenderla in casa. Pur essendo infastidite dai suoi fianchi invitanti e dal seno alto e sodo, avevano risolto che, con un irrilevante salario e una mezza giornata di libertà alla settimana, sarebbe stato bene avere a portata del loro controllo una con cui Mario poteva fare i suoi comodi.
Iana è esattamente il contraltare femminile di Fiammetta. Appagata dal suo ruolo, e tratteggiata perfettamente, è disposta ad adempiere ad ogni compito richiesto, e rimane confusa e interdetta di fronte a questa donna, che a tavole le rivolge la parola e che vorrebbe spiegarle i diritti e la dignità di un lavoratore.
E in suo marito non trova certo il compagno delle mille battaglie che sogna di combattere nella nuova città, nè tantomeno il complice che sembrava in luna di miele. 
Cerca espedienti per sopravvivere, si butta a capofitto in un circolo di dame di carità, non rinuncia alla sua libertà, continua a comporre versi. 
Ma la violenza del maschio la sopraffae, e la soffoca. E questa claustrofobia il lettore la avverte bene. Mi sono sentita in gabbia per tutta la seconda metà del libro.
Una storia di amore e violenza, di disillusione, che poi è quella cha fa più male di tutto.

Titolo: Fiammetta
Autore: Emanuela E. Abbadessa
Pubblicazione: Rizzoli, 2016
Pagine: 382

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