Villette, Charlotte Brontë

Questo sguardo severo in copertina è quello di Lucy Snowe, protagonista assoluta di questo romanzo. 

Quando parte dall'Inghilterra Lucy, orfana e povera, desidera solo trovare un buon lavoro per mantenersi. Approda così a  Villette, immaginaria città di un immaginario Regno,  identificata con Bruxelles anche per via del fatto che Charlotte ed Emily Bronte vi soggiornarono per un anno. 

Lucy  lavora come insegnante di inglese presso un noto pensionato per studentesse. 

E da qui Lucy e l'eco interiore di tutto ciò che accade intorno a lei assorbono completamente la narrazione, riducendo a comparse tutti gli altri personaggi.

Madame Beck, John Bretton, Madame Bretton, Ginevra Franshaw, Polly  e persino Monsieur Paul Emanuel, che  pure  vengono tratteggiati minuziosamente, vanno avanti vivendo secondo le convenzioni del tempo: si incontrano, frequentano teatri e feste, si innamorano, si sposano. 

Via via la sua solitudine diviene  sempre più eclatante, soprattutto a se stessa. Sembra condannata all'ombra, ad assistere alla felicità altrui. Da qui quel suo carattere pungente, quelle argute risposte, soprattutto negli scambi con Ginevra. D'altronde il suo stesso cognome ci suggerisce un distacco. Distacco, non freddezza. Lucy Snowe è un'eroina passionale e sincera.

Giunti alla fine, non c'è neanche la consolazione di un sospiro di sollievo, perchè la protagonista una vera soddisfazione degli amorosi sensi non la arriva a conoscere. 

[Non si tratta di spoiler: Fazi in quarta di copertina rivela subito che la protagonista non si sposerà nel finale]

A essere giovani e sprovvedute lettrici, verrebbe da chiedersi dov'è il seguito, tipo quando la mia tredicenne cercava a tutti i costi il sequel di Orgoglio e Pregiudizio per vedere i figli di Darcy e Lizzie. 

In fondo la nostra eroina la lasciamo ancora molto giovane qui, e non tutto può essere finito in amore per lei. Insomma, il lettore a questa ragazza finisce per volere un gran bene, e vuole a tutti i costi riscattarla.

Reading on the garden path* Albert Aublet (1883)
Stiamo parlando di sentimenti, eh, perchè professionalmente
Lucy è inceccepibile, addirittura va migliorando. Che sia dunque il primo romanzo che racconta di una donna in carriera in stile Ottocento?

Dalla trama sembrerebbe protofemminista, se non fosse che il punto di forza di tutte queste pagine è  l'introspezione. Non c'è movimento, o minima emozione, o considerazione che non sia scandagliata, spesso personificata.   Non dimenticherò mai la pagina dedicata alla Giustizia.

Si tratta di un romanzo interiore e malinconico,  l'ultimo pubblicato da Charlotte Bronte, che aveva già perso le due amate sorelle e il fratello, e che morì appena due anni dopo. Si sente che è un romanzo maturo, a cui interessa rappresentare ciò che c'è dentro l'anima della protagonsita, non tanto ciò che le accade fuori. In questo senso sembra un romanzo russo, scritto da un'inglese.

Io ho cominciato ad amarlo quando ho smesso di cercare la svolta nella storia, lo snodo che avrebbe cambiato le cose. L'ho amato quando mi sono cominciata a godere Lucy e il suo tempestoso mondo interiore.

Titolo: Villette

Autore: Charlotte Bronte

Traduzione: Simone Caltabellotta

Pubblicazione: Fazi, 2013 (Le strade)

Pagine: 634

Commenti

Storie del blog