I bambini nella Torre: la fine degli Hohenstaufen

Miniatura della cronaca di Giovanna Villani, Battaglia di Benevento 1266

 ... e non sono i figli di Edoardo IV di York. I bambini nella Torre non sono stati, purtroppo, una triste esclusiva del Regno di Riccardo III, bensì una nota dolente anche della storia del Regno di Napoli, ma molto meno conosciuta.

Si tratta dei figli di Manfredi di Sicilia (biondo e bello e di gentile aspetto, Dante, Pg. 3. canto) e Elena d'Epiro, detta anche Elena degli Angeli.

la loro fine è passata sotto silenzio.

Casa Hohestanfen infatti non si estingue con Corradino (decapitato appena sedicenne in Piazza del Mercato a Napoli nel 1268), ultimo figlio di Federico II. 

Ciò che sembra scontato nei libri di storia, poi si scopre che non lo è.

Manfredi era nato fuori dal matrimonio, ma Federico II lo legittimò sposando sua madre Bianca Lancia poco prima di morire. Perciò era a tutti gli effetti l'erede di suo padre. 

Elena, all'epoca diciassettenne, e Manfredi, che di anni ne aveva 27, si erano sposati a Trani, in Puglia, il 2 giugno 1259, con una magnifica festa, di cui parlarono tutte le cronache del Regno. Porta in dote al suo sposo Durazzo, altre città dell'Albania, e l'isola di Corfù. Particolare non da poco, che contribuì in parte alla sua condanna, e alla successiva storia del Regno.

Sette anni dopo quel luminoso giorno a Trani, la discesa di Carlo d'Angiò in Italia cambiò completamente la sua vita e quella dei suoi figli.

Elena si era rifugiata nel castello di Lucera, roccaforte saracena fedele alla casa di Svevia. Non era sola, c'erano con lei i 4 figli avuti da Manfredi.

Beatrice, di appena 6 anni, 
Enrico, 4 anni, 
Federico di 3 anni, 
ed Enzo, appena svezzato. 
C'è chi dice ci fosse un quarto maschio, in fasce, che morì l'anno dopo.

La figlia citata da Manfredi nel Purgatorio di Dante è Costanza, nata dal primo matrimonio con Beatrice di Savoia, che sposò poi Pietro d'Aragona.

Si ritiene ormai con certezza che Dante, come probabilmente tutti i contemporanei, non sapesse della tristissima sorte dei quattro bambini. 

Venuta  a sapere della morte del marito, Elena provò a fuggire con i bambini, a tornare verso casa, partendo da Trani. Il mare in tempesta, però,  non permise loro di partire, e accettarono l'ospitalità del castellano di Trani. 

Ma qualcuno tradì. Sicari del papa, forse, da sempre nemico della stirpe di Federico II, e del re angioino: non si sa con certezza. 

Sappiamo che incontrò Carlo a Lagopesole,vicino Potenza. Sappiamo che era sola, che i bambini erano rimasti a Trani.

Probabilmente Carlo le offrì di sposare Enrico di Castiglia, fratello di Alfonso X, che così avrebbe trovato finalmente un territorio su cui governare; o forse le impose la rinunzia alla dote. 

Beatrice Hohenstaufen di Sicilia
Di fatto dopo quel colloquio Elena fu portata alla Rocca di Nocera, e la figlia Beatrice a Castel dell'Ovo a Napoli. Una prigionia non troppo dura: avevano stanze confortevoli e personale di servizio epoterono conservare i beni e i gioielli personali. 

Elena morì a soli 30 anni. Beatrice  rimase prigioniera di Carlo d'Angiò fino al 1284, quindi per ben 18 anni,  quando Pietro d'Aragona, marito della sorellastra Costanza, non intercesse per la sua liberazione, dopo aver rivendicato il trono di Sicilia. Sposò poi Martino IV, conte di Saluzzo.

E i piccoli Hohenstaufen? gli eredi legittimi del casato? sembra se siano dimenticati tutti, compresa la sorellastra Costanza e suo marito Pietro, che continuava a cercare allenaze ghibelline in Italia, contando sulla successione al reame per via della moglie.

I bambini invece erano vivi, ma prigionieri in Castel del Monte. Un documento del 1294, sotto il regno di Carlo II, attesta che i tre ragazzi rischiavano di morire di fame. Dunque la loro prigionia fu drammatica, molto più dura di quella della sorella Beatrice. 

Quando nel 1299 Carlo II li volle trasferire a Castel dell'Ovo, erano uomini fatti, ma distrutti da tanti anni di prigionia. Enzo morì subito dopo il trasferimento a Napoli.  Il primo figlio di Manfredi, Enrico, morì dopo 52 anni di prigionia.

Solo Federico riuscì a fuggire. Probabilmente si gettò in mare. Raggiunse l'Inghilterra: una lettera di Edoardo II a Giovanni XXII del 1318 lo conferma, quando cercò accoglienza dal re inglese.

Federico Hohestafeun, ultime erede della casata sveva, seppur vivo e libero, non riuscì mai a farsi riconoscere veramente, nè a trovare una reale accoglienza,  nè in Inghilterra nè in Spagna. Girovago tra le corti d'Europa, non tutti furno disposti a riconoscerlo, per lo piiù lo prendevano per avventuriero o impostore. Morì in miseria in Egitto.

Sul perchè Carlo I d'Angiò  tenne in prigione i figli di Manfredi e non li eliminò mai, si sono potute fare delle ipotesi. Sicuramente la madre Elena e la sorella Beatrice potevano servire come  prigioniere da riscattare o  essere oggetto di buoni contratti matrimoniali. 

Prigionieri da riscattare potevano essere anche i figli maschi, forse. Di fatto nessuna trattativa li richiese mai. O forse in quanto innocenti non potevano essere decapitati. Esporli in pubblica piazza avrebbe riacceso focolai antiangioni. 

Meglio dimenticarli allora.

Una storia, quella degli eredi di una dinastia caduta in disgrazia che ha qualche analogia con la storia di piccoli York, Edoardo e Riccardo, rinchiusi nella Torre di Londra dallo zio Riccardo III, e mai più usciti. Probabilmente uno di loro, il piccolo Riccardo riuscì a fuggire, o forse riuscì a non entrarci mai, mandando al suo posto il figlio di un contadino. Anche lui provò a tornare, e non fu mai riconosciuto. Finì decapitato sotto Enrico VII.

 

Bibliografia:

Ludovico Gatto, Le grandi donne del Medioevo, Newton Compton, 2011

Michele Vocino, Regine di Napoli, Grimaldi 2017

Pasquale Cafaro, I figli di Manfredi, in Atti del 3. congresso storico pugliese, Cressati 1955


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