Ogni giorno come fossi bambina, Michela Tilli
Titolo: Ogni giorno come fossi bambina
Autore: Michela Tilli
Pubblicazione: Milano : Garzanti, 2015
Pagine: 232
"Fuori di lì non c'era niente per lei. C'erano le strade che si scioglievao d'estate, le panchine rotte dei giardinetti, i palazzoni, le macchine, gli sguardi cattivi della gente, i parrucchierri con le loro lozioni odorose, la luce artificiale dei centri commerciali, l'ottimismo delle scale mobili, i Mc Donald's dal gusto rassicurante, lo scarafaggio che correva veloce, la voglia di vomitare e non riuscirci, non riuscirci mai. Ma non aveva replicato, perchè con la loro mancanza di immaginazione i suoi genitori avevano già tracciato i confini della verità, lasciando fuori tutto quello che per lei era importante e aveva valore."
Autore: Michela Tilli
Pubblicazione: Milano : Garzanti, 2015
Pagine: 232
Leggo questo romanzo per una challenge. Il titolo non mi
ispira granché, ma desidero comunque farmene un'idea.
Le prime pagine mi conquistano, soprattutto quelle dedicate
ad Arianna. L'autrice racconta con delicatezza e altrettanta precisione i
pensieri e le relazioni difficili di una giovane ragazza obesa. L'inadeguatezza che
sente di avere verso il mondo, l'imbarazzo della madre, le difficoltà nei
rapporti di amicizia e d'amore, che pure alla sua età dovrebbero essere vissuti
come una scoperta. Arianna è una book blogger, tutte le sue amicizie sono
virtuali. Può, nei libri, scappare dalla sua realtà. Può, nel blog, parlare di
sé filtrando tutti i suoi lati oscuri.
La svolta avviene nella sua vita nell'incontro con
Argentina, un'anziana signora, cui la madre le chiede di fare da badante.
Argentina ha la scorza dura: non ha peli sulla lingua, spesso è addirittura
arrogante, a tratti offensiva. Inaspettatamente proprio questa schiettezza
diventa la chiave per comunicare con Arianna. La devastante sincerità con cui
Argentina parla del suo corpo ingombrante, la aiuta a prendere consapevolezza
di sé, mettendosi in gioco, non potendo più nascondersi. Essere costretta a
fare i conti con quei piccoli gesti quotidiani, come comprare il pane, andare
dal giornalaio, controllare la posta, parlare con la badante del vicino, la
costringono a uscire dal suo guscio.
Ma Argentina, sotto la scorza, ha uno strato sentimentale.
Sogna ancora il suo primo amore, di cui conserva gelosamente le lettere che
ancora le arrivano. La condivisione di questo segreto crea la complicità giusta tra
Argentina e Arianna. Comincia così un viaggio verso il paese di origine di
Argentina, che metterà entrambe alla prova.
La parte più bella del libro rimane il rapporto di Arianna
con la madre: pieno di contraddizioni, di bene che non riesce a trovare un
canale, di imbarazzi, di confini.
Comincia proprio dal viaggio, invece, la parte per me più deludente
del libro. Tutto scade nel sentimentale. Innanzitutto Argentina. Questo suo
lato nostalgico melenso è davvero insopportabile, e cede tropo allo stereotipo
della fragilità nascosta sotto l’orgoglio.
E poi, l’incontro di Arianna con i suoi amici blogger, mai
visti prima, che non fanno una piega nel conoscersi come corpi, oltre che come
pensieri oltre uno schermo. Non una perplessità, non una battuta, non un
riferimento. Si dimostrano aperti e sinceri, disponibili all’inverosimile anche
con Argentina. Con il blogger fotografo Arianna ha anche una mezza storia. Poco
reale, per me. Passare da un rapporto virtuale ad uno reale non è mica così
semplice, soprattutto se la realtà riserva delle sorprese. E’ uno young adult,
mi sento rispondere. Sì, certo, proporre ai ragazzi modelli di amicizie
positive, ma senza fuggire dalla complessità dei rapporti umani. Un tempo a diciotto
anni si leggeva Dostoevskij, dove non c’era niente di semplice e scontato nell’animo
umano. Amo gli autori che scandagliano i lati oscuri dell’uomo, senza cedere
alle lusinghe del semplicismo e degli stereotipi. Qui si è ceduto, un po’
troppo per me.
"Fuori di lì non c'era niente per lei. C'erano le strade che si scioglievao d'estate, le panchine rotte dei giardinetti, i palazzoni, le macchine, gli sguardi cattivi della gente, i parrucchierri con le loro lozioni odorose, la luce artificiale dei centri commerciali, l'ottimismo delle scale mobili, i Mc Donald's dal gusto rassicurante, lo scarafaggio che correva veloce, la voglia di vomitare e non riuscirci, non riuscirci mai. Ma non aveva replicato, perchè con la loro mancanza di immaginazione i suoi genitori avevano già tracciato i confini della verità, lasciando fuori tutto quello che per lei era importante e aveva valore."
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Due chiacchiere con Corie ....: