Un'assoluta mancanza, Francesca Bussi
Titolo: Un’assoluta mancanza
Autore: Francesca Bussi
Pubblicazione: Rizzoli, 2018
Pagine: 300
La ragazza fredda, la ragazza fantasma, quella che esisteva solo nelle foto, negli incubi e nei ricordi – e anche lì, cominciò presto a sbiadire.Rimase il numero impresso su un fascicolo, un fatto di cronaca fra tanti altri, una scatola di cartone in un archivio senza finestre illuminato dai neon.Con un suo inizio e una sua fine, ma non un perché.
Jill Stent aveva solo 14 anni quando viene ritrovata morta insieme a due sue coetanee.
A raccontarci la storia della sua assenza è la sorella più piccola, Mia, ormai cresciuta.
La famiglia Stent viveva in Louisiana, ma il lutto che subisce e l'impossibilità di sopportare oltre la vita quotidiana senza una delle sorelle, li spinge a trasferirsi in Italia, Paese di origine della madre.
Mia, che ricorda ogni particolare della sua esistenza, ha dimenticato col tempo l'esistenza di quella sorella di cui è troppo doloroso parlare. Cancella il trauma, e tutta la carica emotiva che accompagna la sua infanzia e che ha segnato la sua crescita. Si porta dietro inevitabilmente uno scomodo bagaglio di fantasie infantili, paure, di sociopatie, di relazioni irrisolte. Tutto viene a galla quando il caso viene riaperto, e la polizia italiana la contatta per interrogarla.
Un libro molto doloroso. Il dolore sale piano piano, travolge a poco a poco. Le prime pagine sono fredde, più impersonali. E poi tutto sale, e travolge.
Non si tratta di un thriller, sebbene il mistero della morte della sorella si risolva solo alla fine. E' più la storia di una difficilissima elaborazione di un lutto. Una morte che giunge inaspettata, che lascia tanti rapporti irrisolti, come è facile immaginare se a morire è una ragazza di 14 anni.
Non c'è nessuna beatificazione della defunta sorella maggiore: un'adolescente tipica, dispettosa e vanitosa, piena di segreti che sembravano innocenti, che aveva con la sorella un rapporto conflittuale e competitivo, del quale non si tenta nessun incensimento.
E poi il vuoto che si lascia dietro è enorme e apocalittico: niente può essere più come prima: la scrittura analizza e scandaglia con precisione tutte le fobie, i silenzi, i conflitti, le delusioni, le follie, che ne .provengono.
Quando ha realizzato che il perdono non sarebbe mai più arrivato, lo sguardo le si è crepato, si è spaccato come la terra che non vede una goccia di pioggia da mesi. E sotto ci ho riconosciuto il baratro, la follia che non se ne sarebbe più andata via.
Avvicinavo con precauzione il naso alle lenzuola, che mia madre non
Ogni giorno dovevo sostenere un’audizione diversa per la parte di protagonista nella nostra famiglia, dovevo sostituire mia sorella, l’attrice principale, senza conoscere il copione. Recitavo a braccio, mi adattavo alla pazzia di mia madre, alle idiosincrasie di mio padre, sospinta da venti opposti come una pianta che si piega ora di qua, ora di là durante un temporale, con la speranza di non venire sradicata. Avevo già imparato a essere come gli altri si aspettavano che fossi.
Capire che siamo in grado di ferire le persone che vorremmo proteggere da ogni male: ecco il marchio di Caino delle nostre vite.
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