Tess dei d'Uberville, Thomas Hardy

 "Perché mi hai regalato proprio Tess dei d’Urberville?»  

....

«Mi sembrava appropriato. Sarei capace di innalzarti
a qualche ideale impossibilmente alto come Angel Clare o degradarti completamente come Alec d’Urberville
»

(50 sfumature di grigio, E.L. James )

 Sapevate che Tess dei d'Uberville è citato più volte in Cinquanta sfumature di grigio?

Ora, io Cinquanta sfumature non l'ho letto, ma sono da poco uscita dalla lettura di Tess e non mi sentirei di accostare i due generi, o anche solo le protagonsite femminili, o, peggio ancora, i citati uomini del romanzo.

La storia di Tess si inserisce perfettamente in quel fil rouge di eroine (o antieroine) tragiche della letteratura della fallen woman vittoriae, sfortunate e povere, ma di grandi virtù, che vanno incontro a un destino fatale o ad un lieto fine. 

Donne che hanno accompagnato la mia infazia, e non solo la mia suppongo, che legano Le due orfanelle a Candy Candy, passando per La piccola fiammiferaia e le donne di Dickens, dalle quali sono rimasta profondamente segnata.

Preparatevi, se non l'avete ancora letto, ad una storia struggente e dolorosa.

Tess è una giovane contadina, una bellissima sedicenne che vive in povertà con la famiglia. 

Il padre si convince di essere l'ultimo superstite della prestigiosa e antica dinastia dei D'Uberville. Trova la nobile casa di un lontano parente (che poi in realtà il nome D'Uberville lo aveva solo adottato) e vi manda Tess a lavorare, con la speranza che possa in realtà fare un buon matrimonio con il lontanto cugino.

E qui iniziano le sventure, quando Tess incontra Alec, il lontano cugino che avrebbe dovuto darle un futuro rispettabile e procurarle un buon matrimonio. 

Sventure di cui non narrerò niente, vi dico solo che anche qui, come per Via dalla pazza folla, gli eventi si fanno via via più intrecciati, e se la scrittura parte lenta, subisce poi un climax si ritmo e di tensione.

Il sottotitolo completo sarebbe: fedele rappresentazione di una donna pura.Tess è una protagonista che finisce per soccombere alla vergogna sociale e che non riesce a redimersi. Un'anima pura, che pur agendo con le migliori intenzioni, semina danno.

I Dubeyfield erano innocui per tutti, tranne che per loro stessi.

Eppure Tess non è una donna arrendevole, 

Alec: "...questo è quello che dice ogni donna". 

Tess: "Non ti è mai venuto in mente che quello che ogni donna dice, qualche donna lo prova?"

anzi usa tutti i mezzi che conosce per fuggire al suo destino: è una donna che ama e che spera. 

Hardy, dal canto suo, la difende: con grande sensibilità sfida le convenzioni e il benpensare comune, restutuendo dignità ad una donna che la società del tempo aveva già condannato.

L'avversità della natura, inospitale, fanno da sfondo e da presagio al destino di Tess. L'immancabile brughiera, spesso coprotagonista del romanzo vittoriano, e tanto cara ad Hardy, questa volta ci appare quanto mai crudele, e accompagna il lettore nella tragica vita della sua protagonista.

Mi avevano detto che sarebbe stata pesante, e invece è stata una lettura sublime.

Non mancano le citazioni bibliche, e neanche le dispute teologiche, ma il dono di Hardy non è solo di non lasiare nessuna sensazione al caso, ma proprio quello di accompagnare le riflessioni del lettore, e di offrirgli una lettura dei fatti fuori dal coro. 

Lui assolve dove tutti condannano, lui condanna, dove il mondo sembra assolvere. 

Prendiamo Angel, per esempio.

Non si dimostra poi tanto migliore di Alec. Entrambi biasimevoli, entrambi deludenti.

Se Alec lo abbaimo inquadrato fin dall'inizio, in Angel ha sperato ogni lettore che ha conosciuto Tess: che almeno lui le restituica l'amore di cui lei è capace, che la assolvi e la redima dalla sua finta colpa. 

Ecco perchè, cara E.L. James, non posso essere d'accordo con te.


Titolo: Tess dei d'Uberville
Titolo originale: Tess of the d'Uberville
Autore: Thomas Hardy
Traduzione: Mirko Esposito
Pubblicazione: Rba (Storie senza tempo, 2020)
Pagine: 395


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