La preda, Irene Nemirovsky
Autore: Irène Nemirovsky
Titolo: La preda
Edizioni: Milano : Adelphi, 2012
Pagine: 212
Jean-Luc Daguerne, giovane e senza soldi, desidera ardentemente un'ascesa sociale. La sua brama non sono tanto i soldi, quanto il potere.
Si serve perciò della sua giovane amante, figlia di un importante banchiere, per introdursi con astuzia nel giro di amicizie che in breve gli garantiranno il successo politico.
Quando tutto sembra conquistato, Jean-Luc rmane vittima di qualcosa che fino a quel momento aveva sottovalutato: come una legge del contrappasso, si innamora perdutamente, con una forza tale che niente ha più senso senza l'oggetto del suo desiderio.
La premessa a questa recensione è che io adoro questa autrice.
Nessuno può rimanere indifferente alla sua storia, e tantomeno al suo stile.
Un contesto corrotto, che lei evidentemente conosce molto bene, essendo figlia di banchieri. Non solo corrotto negli affari, ma proprio nelle dinamiche, dove conta di più una parola detta in amicizia, che le reali capacità personali, dove conta la capacità di tramare, di tessere alle spalle e alla luce del sole: dove conta il talento della parola piuttosto che la prova dei fatti.
Iréne Nemirovsky racconta l'amore, ma in maniera crudele e cinica. Per questo la trovo originale: non cede alle lusinghe, e a nessun romanticismo quando parla di amore.
Ci crede solo quando è accecante, debilitante, assoluto, come in questo caso.
I coniugi, invece, sono nemici fin dall'inizio, e mantengono per anni quell'estraneità, nonostante l'intimità, un figlio, una casa.
E il personaggio di Jean-Luc è tratteggiato con maestria: un povero ragazzo, ma molto ambizioso, arido nell'animo e calcolatore. Nella sua evoluzione, si trasforma perfino nell'espressione e nella voce. Non si sa fino a che punto può arrivare la meschinità che lo caratterizza. E' proprio allora, che la più insignificante delle donne, riesce a toccare delle corde in lui da cui non riesce a liberarsi, cadendo preda di se stesso.
Infine vorrei annotare che questo è il più voluttuso dei libri della Nemirovsky che ho letto (questo è il decimo). Non era mai stata così esplicita, perciò direi che la copertina ci sta benissimo.
Citazioni:
"La tragedia della vecchiaia non è che si diventa vecchi, ma che si resta giovani"
Questa recensione partecipa alla Reading challenge LGS (secondo giro) come Libro di autore preferito.
Titolo: La preda
Edizioni: Milano : Adelphi, 2012
Pagine: 212
Jean-Luc Daguerne, giovane e senza soldi, desidera ardentemente un'ascesa sociale. La sua brama non sono tanto i soldi, quanto il potere.
Si serve perciò della sua giovane amante, figlia di un importante banchiere, per introdursi con astuzia nel giro di amicizie che in breve gli garantiranno il successo politico.
Quando tutto sembra conquistato, Jean-Luc rmane vittima di qualcosa che fino a quel momento aveva sottovalutato: come una legge del contrappasso, si innamora perdutamente, con una forza tale che niente ha più senso senza l'oggetto del suo desiderio.
La premessa a questa recensione è che io adoro questa autrice.
Nessuno può rimanere indifferente alla sua storia, e tantomeno al suo stile.
Un contesto corrotto, che lei evidentemente conosce molto bene, essendo figlia di banchieri. Non solo corrotto negli affari, ma proprio nelle dinamiche, dove conta di più una parola detta in amicizia, che le reali capacità personali, dove conta la capacità di tramare, di tessere alle spalle e alla luce del sole: dove conta il talento della parola piuttosto che la prova dei fatti.
Iréne Nemirovsky racconta l'amore, ma in maniera crudele e cinica. Per questo la trovo originale: non cede alle lusinghe, e a nessun romanticismo quando parla di amore.
Ci crede solo quando è accecante, debilitante, assoluto, come in questo caso.
I coniugi, invece, sono nemici fin dall'inizio, e mantengono per anni quell'estraneità, nonostante l'intimità, un figlio, una casa.
E il personaggio di Jean-Luc è tratteggiato con maestria: un povero ragazzo, ma molto ambizioso, arido nell'animo e calcolatore. Nella sua evoluzione, si trasforma perfino nell'espressione e nella voce. Non si sa fino a che punto può arrivare la meschinità che lo caratterizza. E' proprio allora, che la più insignificante delle donne, riesce a toccare delle corde in lui da cui non riesce a liberarsi, cadendo preda di se stesso.
Infine vorrei annotare che questo è il più voluttuso dei libri della Nemirovsky che ho letto (questo è il decimo). Non era mai stata così esplicita, perciò direi che la copertina ci sta benissimo.
Citazioni:
"La tragedia della vecchiaia non è che si diventa vecchi, ma che si resta giovani"
Questa recensione partecipa alla Reading challenge LGS (secondo giro) come Libro di autore preferito.
Commenti
Posta un commento
Due chiacchiere con Corie ....: