La sposa gentile, Lia Levi

Titolo: La sposa gentile
Autore: Lia Levi
Pubblicazioni: Roma : E/O, 2010
Pagine: 212

"Gentile" che sta per gens, gente non ebrea.
Il romanzo è ambientato in Piemonte, in provincia di Cuneo, a Saluzzo.
Inizia con la promessa che Amos Segre fa a sé stesso la notte di Capodanno del 1900: avrebbe consolidato la sua posizione economica, e avrebbe trovato una buona moglie. Peccato che avrebbe dovuto fare i conti non solo con i denari, ma anche con la passione.
Lia Levi racconta la storia di quest'uomo e della sua impennante ascesa economica, ma non solo.
Banchiere, originario di una buona famiglia ebrea, si innamora della figlia di un fattore alle dipendenze del signore con il quale sta trattando un affare, e da lì non può più tornare indietro.
Teresa è cattolica, e questo rende tutto più difficile. Quando rimane incinta, Amos è costretto a rendere nota la sua relazione alla famiglia, che però decide di lasciarlo solo.
Cattolica e povera: un connubio imperdonabile.
Amos e Teresa sono soli. La famiglia di lei scompare nel nulla, la famiglia di lui anche, ma per motivi opposti. La presenza di un'estranea nella comunità, per di più sempliciotta, lo condanna all'invisibilità all'interno dell'ambiente ebraico che aveva sempre frequentato.
Quando nasce la loro prima bimba, sarà una vecchia amica di Amos ad assistere Teresa nel parto.
La forza del loro rapporto è senz'altro l'amore commovente e assoluto di Teresa, che non desidera altro per Amos che la sua felicità. E lui quella di lei, certo. Ma mentre l'amore di Teresa è una roccia incrollabile, di Amos impariamo a conoscere l'imbarazzo per quella moglie tanto bella quanto poco chic, il rimpianto per le antiche amicizie, la mancanza delle autentiche tradizioni della sua gente.
Teresa, per amore di Amos e con l'aiuto della figlia del rabbino, la prima che rompe il ghiaccio e si offre di essere amica della coppia, impara ogni singola minuzia delle tradizioni ebraiche: dalle pulizie di Pasqua, alle preghiere, alle ricette. E se in società non splende certo come donna di mondo, rimanendo incapace di interloquire su qualsiasi questione sociale, in cucina è la regina, diventando a poco a poco il fulcro della famiglia. Con la nascita del figlio maschio, il terzo, la famiglia di Amos infatti si riavvicina, e la festa della mila diventa l'occasione per l'ingresso in comunità per Amos e Teresa.
Da quel momento cominciano i tempi d'oro per i Segre: la situazione economica di Amos è in crescente ascesa. Hanno una casa vicino all'antico ghetto, e una villa in collina. Amos arriva ad investire acquistando un intero castello. Con i loro quattro figli diventano il punto di riferimento di tutte le feste e le occasioni di famiglia. Un famiglia variegata e molto reale, dove non manca la cognata modaiola, il cognato malato di scommesse, il marito succube di una moglie eccentrica, i litigi tra fratelli, la nipote innamorata dell'ufficiale, la bambinaia invaghita del fattore di casa. Ma dove su tutto regna l'amore che Teresa mette in ogni cosa.
Scorre così quasi mezzo secolo, tra politica, società e cultura del primo novecento, visti con gli occhi di questa coppia, fino alle leggi razziali del 1938.
 
Un libro che procede un po' lento all'inizio, ma che poi si fa coinvolgente e a tratti commovente.
Una bella storia di famiglia, con una grande ascesa economica, e una rovinosa caduta dopo le leggi razziali: storie che abbiamo sentito raccontare dai nostri nonni, che qualche amico o parente ebreo e ricco ce lo avevano.
La storia di un'epoca, che si divide per il voto alle donne, la guerra, il primo femminismo.
La storia di una coppia, che parte svantaggiata, sola e malassortita, ma che non si arrende, con semplicità, vince.
La storia di tradizioni che non conosco. Tanti i libri che parlano di ebrei, pochi quelli scritti da ebrei che raccontano con minuziosità i loro riti e le loro usanze.
 
Un libro che si offre a più letture, di quelli che piacciono a me, con il tocco di classe di una bellissima copertina.
 
 
 

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