Il pianto dell'alba, Maurizio De Giovanni
Si conclude la serie di Ricciardi. E con un finale così devo per forza dirgli addio.
Tutto era rimasto ancora in sospeso nel dodicesimo episodio (Il purgatorio dell'angelo. Confessioni per il commissario Ricciardi), o almeno, io così ricordavo.
Difficile scrivere del finale senza spoilerare, vediamo cosa riesco a fare.
Meno giallo del solito e un po' più storico.
I giochi sporchi della politica sono iniziati, siamo nel 1934, e i nostri personaggi dimostrano ancora una volta l'onestà e il coraggio che ce li ha fatti amare.
Meno tragico e meno lirico di quello che mi aspettavo. Forse più sentimentale, questo sì.
Un Ricciardi meno sensitivo, messo alla prova nei suoi affetti più cari. La volontà di proteggerli e la necessità morale di conoscere la verità.
"Aveva paura, sì. Ma l'amore non può essere egoista. L'amore spinge, non trattiene; altrimenti non è amore."
Tutto l'episodio è un addio.
Poichè è stato annunciato senza ripensamenti, leggere questa volta ha il forte sapore della malinconia.
Ovvio che per il Commissario ho un debole, ma ho sofferto di più nel dire addio a Maione e Bambinella. Tanto tradizionalista tutto famiglia e lavoro lui, tanto fuori dalle righe lei. Personaggi opposti ma straordiari insieme. Prima o poi farò un collage delle loro conversazioni: un concentrato di umorismo e complicità che li rappresenta benissimo.
E poi, chi se l'aspettava che Maione avesse la stoffa del piacione: la scena a casa della duchessa Maria Giulia Previti di San Vito (cap. XXIII) lo rende un coprotagonista eccezionale e risolutivo.
Il dottor Modo e Bambinella sono quelli che mi preoccupano di più: che posto troveranno la dissidenza dell'uno e la trasgressione dell'altra negli anni rigidi che il fascismo sta preparando loro?
Infine, so bene che sono (o sono state) donne di carattere, ma continuo ad avvertire un'aurea dantesca e rarefatta nelle figure femminili di Ricciardi.
O almeno, raferefatta in confronto a lei, Nelide, la roccia del Cilento, votata completamente al signorino e alla sua famiglia.
"Noi siamo donne e non abbiamo studiato, mica siamo uomini che possono sbagliare. Noi dobbiamo fare le cose opportune, perchè vediamo oltre".
Rimane la serie più riuscita di De Giovanni, sia per il contesto della Napoli fascista, sia per gli intermezzi lirici che ha accompagnato lo stile della narrazione, sia per l'enigmatico protagonista. Seguirò la fiction con la consapevolezza che non potrà darmi quello che mi ha dato l'autore in questi 13 episodi.
Nel fiume di lacrime nel quale mi hai lasciata, caro Maurizio De Giovanni, mai titolo fu più centrato.
Titolo: Il pianto dell'alba
Autore: Maurizio De Giovanni
Pubblicazione: Einaudi, 2019
Pagine: 263
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Due chiacchiere con Corie ....: