Un enigma color porpora, Wolfram Fleischhaeur

Tra le favorite dei re, Gabrielle d'Estrée merita un posto di tutto rispetto.
Fu amante di Enrico IV di  di Navarra. Se il nome non vi suggerisse niente sul momento, basteranno un altro nome, la regina Margot, figlia di Caterina de' Medici (quella a cui Dumas ha dedicato un bel romanzo) e una frase, "Parigi val bene una messa", per riconoscerlo.
Enrico IV, che scopro essere secondo solo a Luigi XIV nella memoria dei francesi, e Gabrielle sono stati amanti per nove anni. Si conobbero grazie al conte di Bellegarde, già amante di lei, e probabilmente amato sino alla fine. 
All'epoca dei fatti qui narrati, ovvero nel 1599, Enrico ha appena annullato il matrimonio con Margherita di Valois, dalla quale non aveva avuto figli. Di figli Gabrielle invece gliene aveva già dati 3, e aspettava il quarto.
Siamo alla vigilia di Pasqua, e Gabrielle e Enrico dovevano sposarsi pochi giorni dopo. Il re si era impegnato ufficialmente con un anello durante una cena nel marzo precedente, e nessuno sembrava nutrire dubbi sul fatto che quella fosse la sua reale intenzione. Eppure qualcosa non andò per il verso giusto. Il sabato santo Gabrielle morì improvvisamente, all'età di 29 anni. Una singolare coincidenza.
Fin qui la Storia. 
Poi c'è l'arte. 
La favorita di Enrico IV era conosciuta tra i suoi contemporanei come donna di rara e fine bellezza. Conosciamo il suo volto e le sue fattezze grazie ad un ritratto anonimo (quello sulla copertina del libro), ora conservato al Louvre.
Di questo dipinto se ne conoscono diverse varianti, tutte anonime, e sparse per il mondo.
Il romanzo parte da qui. Da un manoscritto ritrovato per caso, presunto pittore, da una strana commissione, da una serie di ipotesi e di ispirazioni.
Il dipinto delle Due dame al bagno si dice  ritragga Gabrielle e sua sorella, ma l'autore azzarda un' altra possibilità, così come azzarda ipotesi sulla sua committenza e sui simbolismi dell'anello e del pizzicotto, come anche sulle mini scene cha fanno da sfondo al quadro, non ultima l'identità dell'uomo discinto ai piedi del letto.
Gabrielle aveva molti nemici a corte. Non era per niente ben vista, e questo non solo per la famiglia da cui proveniva. I d'Estrées, infatti,  erano conosciuti per la pessima reputazione delle sue donne: sua nonna era stata l'amante di Francesco I, e sua madre era fuggita con il suo amante. Gabrielle e le sue sei sorelle erano soprannominate "i sette peccati capitali". La regina Margot non voleva concedere il divorzio senza la promessa che Enrico IV non sposasse quella donna che lei considerava di bassa estrazione sociale.
E in più Enrico stava portando avanti le trattative, mai interrotte, per il matrimonio con Maria  de Medici. 
Senza dimenticare che le guerre di religione si erano appena concluse, e che Enrico aveva solo ufficialmente abiurato per convertirsi al cattolicesimo. Si diceva che Gabrielle condividesse la fede in pectore del suo amante. 
Insomma, un periodo politicamente "caldo", tra l'altro descritto molto bene. Ed erano in tanti a non volere questo matrimonio. 
L'autore sembra sicuro che una soluzione può essere nel quadro. 
A metà tra un art thriller e un giallo storico, l'intuizione di indagare su questo dipinto è davvero intrigante.
A metà libro, la storia si impantana un po', non si può negare. I personaggi del manoscritto ritrovato, che poi contiene tutte le ipotesi della soluzione del quadro, risultano un po' piatti, macchinosi, utili alla narrazione, ma senza anima. Riguardo alla  soluzione, il lettore fatica un po' a tirare le fila, e ne esce un po' confuso. Questo perché il quadro viene messo spesso a confronto con le sue varianti. In appendice al romanzo  vengono riprodotte quasi tutte le varianti citate, ma in bianco e nero, e, capisco la necessità di  contenere il prezzo, ma su un libro così, sarebbe stato assolutamente necessario un corredo di immagini a colori.
Eppure, è un romanzo che non si dimentica.

P.S.  Gabrielle d'Estrées è una delle protagoniste di "Amanti e regine" di Benedetta Craveri (Aldephi,2005)

Un enigma color porpora
Die Purpulinie
Wolfram Fleishhauer
Traduzione di Riccardo Carvero
Tea, 2008 (TeaDue)
446 p.

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