La bambina dagli occhi di cielo, Barbara Mutch

Titolo: La bambina dagli occhi di cielo
Autore: Barbara Mutch
Traduzione: Valeria Galassi
Pubblicazione: Corbaccio, 2013
Pagine: 460


Ho scelto questa lettura per un capriccio del mio Kobo. 
Prima che se ne andasse definitivamente, infatti, mi ha dato poca scelta. Degli ebook caricati , mi dava la possibilità di leggerne sì e no una quindicina, di cui alcuni già letti. Così ho iniziato questo, che onestamente non mi ricordavo neanche di aver preso.


Il romanzo è ambientato nel Sud Africa degli anni '30, tra la seconda  guerra mondiale e la fine dell'Apartheid grazie all'elezione di Nelson Mandela.
Protagonista è Ada, domestica di colore nella casa di Madam
Cathleen Harrington, Cradock House. 
Miss Cathleen è originaria dell'Irlanda, giunta qui per raggiungere il futuro marito, con il quale avrà due figli, Phil e Rosemary.
Tutto l'universo di Ada è confinato qui, nella bella villa con la sua "Madame", dove conosce la gioia di amare e di essere amata, la passione per il pianoforte e l'istruzione, ma anche la rassegnazione e il senso di colpa.
Il bene che la bianca Cathleen dimostra ad Ada va ben oltre l'ostacolo di colore e razza imposti dall'Apartheid: la ama e la perdona come farebbe come una figlia, anche quando Ada decide di lasciare la casa.
Grazie alla conoscenza del pianoforte, e alla scolarizzazione che Miss Catherine aveva provveduto a darle, Ada trova lavoro come insegnante di musica in una scuola per ragazzi di colore, riuscendo a mantenere la sua piccola figlia mulatta. 
Conosce così, l'altro lato del fiume, il Groot Vis ( Grande Fiume) che fa da spartiacque tra i quartieri dei bianchi e i fatiscenti sobborghi neri, senza acqua corrente, senza un letto dove dormire, circondati da un natura selvaggia e rude. Come è rude e violento il rancore che cova negli ambienti neri che si preparano alla rivoluzione, dove non mancano i pregiudizi per chi non appartiene alla loro razza.
E' una storia pervasa dalla malinconia: sulle note di Chopin e Debussy si raccontano le storie di queste due donne. Entrambe madri, entrambe deluse dalla vita ma determinate, entrambe sole e costrette a vedere allontanarsi i loro affetti più cari, e perciò unite: non è solo la musica, è anche la loro storia e il loro mdo di vedere il mondo che le rende affini.
Entrambe le donne attraversano la violenza dei loro tempi con gli occhi annebbiati: entrambe non colgono realmente cosa si sta consumando, perchè entrambe assolvono il mondo dell'altra.

Devo dire che un tempo la letteratura femminile mi entusiasmava di più.
Nonostante l'argomento toccante, è un romanzo che con ogni probabilità non  resterà nella mia memoria emotiva. Tutta la narrazione è incentrata su Ada e Cathleen, sulla preziosa rarità della loro amicizia. Sono donne che sanno unire la determinazione alla infinita dolcezza e rassegnazione. In un libro che parla di Apartheid, però, non voglio trovare toni pacati e composti; voglio pangere per la rabbia e il dolore. La figlia di Ada, mulatta in un mondo bianco o nero, sembrava essere più emancipata, più provocatoria, ma trova pochissimo spazio.
Resterà comunque nei miei ricordi, perchè il mio premuroso Kobo ha avuto l'attenzione di farmelo concludere prima di dirmi definitivamente addio.

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