Lois la strega, Elizabeth Gaskell

Intorno a fine ottobre le streghe sono sempre un buon argomento.

Questa volta ho scelto una Elizabeth Gaskell in versione gotica. 

Una scrittrice vittoriana che aveva davvero la penna facile. La sua produzione spazia da mattoni di 700 pagine a racconti e novelle molto brevi, dal romanzo sociale e di costume al gotico, come in questo caso.

Riscoperta da case editrici indipendenti, a poco a poco la Jo March, la Elliot e la Croce edizioni si stanno spartendo il ricco bottino di scritti che ha lasciato.

L'unico inconveniente con le storie di streghe è che il finale lo conosciamo prima di iniziare. Salem e il 1692 hanno già raccontato tutto, almeno al lettore di oggi. 

Fine del XVII secolo. Lois Barckley, 16 anni appena compiuti, figlia di un pastore anglicano, rimasta orfana, promette alla madre moribonda di andare a vivere con suo zio in America, nel New England.  

Approdata a Salem, a casa dei parenti puritani, si ritrova in una famiglia diffidente e anaffettiva. Lo zio muore poco dopo averla accolta, e la vita quotidiana con la zia e i tre figli non è certo allegra. Le cugine Faith a Prudence non hanno nessuna intenzione di fare amicizia, l'una chiusa nel suo livore, l'altra nel suo sadismo. Il cugino Manasseh, poi, dice di avere delle strane visioni nelle quali l'unica salvezza verrebbe solo dal loro matrimonio. Ma il cure di Lois appartiene ad un giovane mugnaio inglese, che ha promesso di raggiungerla. Alla zia non è mai piaciuta, la tollera solo per il figlio maschio, che sembra deciso a sposarla.

A Salem la comunità puritana sembra abbia paura di tutto: degli indiani che abitano le foreste, dei papisti che vengono dal Canaada, dei carlisti che vengono dall'Inghilterra. 

"L'istinto, più che la ragione, le aveva insegnato che il panico genera vigliaccheria, e la vigliaccheria genera crudeltà."

La nostra Lois è un prototipo femminile che ricorre spesso nella nostra Elizabeth: è buona, è innocente, è incapace di pensare e fare del male. Mi ha ricordato molto Ruth. Se può avere una colpa è quella di dire sempre la verità, pur sentendosi fuori posto.
Diventa il capro espiatorio di una società che teme tutto ciò che non conosce. E la sua innocenza invece che salvarla, la porterà alla condanna 
In questo breve racconto la difficoltà dei rapporti familiari, il fanatismo religioso, la paura del diverso si muovono sullo sfondo del genere gotico, molto in voga nel XVIII secolo, quando la Gaskell scrive. Dei processi per stregoneria di Salem, e di tutte le vicende a seguire, offre una buona ricostruzione storica. Sicuramente dietro la scrittura c'è lo studio del celebre processo, considerando che non è l'unico scritto dedicato alle streghe sul quale ha lavorato.
Lois la strega non lascia indifferenti, scuote le coscienze, pone delle domande, offre delle risposte. 

Lo stile è quello vittoriano, l'eroina forse è un po' stereotipata, ma la lettura merita per la modernità con cui è affrontata, e per la molteplicità delle relazioni che racconta.

Anche questo racconto fu pubblicato pubblicato in tre parti  sulla rivista di Dickens, Household Words, nel 1859, per poi uscire in volume nel 1861.

Titolo: Lois la strega
Titolo originale: Lois the witch
autore: Elizabeth Gaskell
Traduzione: Ilaria Mascia
Pubblicazione: Elliot, 2016 (raggi)
Pagine: 126 

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