Persuasione, Jane Austen
In effetti la dimensione intima della narrazione prevale rispetto all'intreccio, che certamente risulta meno incalzante di Orgoglio e Pregiudizio.
Non per questo Anne Elliot mi ha delusa.
"Anne, infine, non era nessuno, [...] la sua parola non aveva peso; il suo destino era quello di cedere sempre alla volontà altrui; lei era soltanto Anne."
L'ultima eroina della Austen (Persuasione è stato scritto un anno prima della sua morte) è in realtà una antieroina.
Anne, secondogenita di sir Elliot, baronetto di Kessynch hall, è una che vuole nascondersi. Non ci tiene proprio a mettersi in mostra. Anzi, qualche volta vorrebbe proprio scomparire.
Noi la conosciamo che ha già 27 anni, la stessa età in cui Charlotte Lucas in Orgoglio e Pregiudizio non vedeva altra via d'uscita che sposare il reverendo Collins, pur di sistemarsi.
Solo che Anne non è senza mezzi, e dimostrerà a poco a poco di avere anche una grande forza interiore.
Orfana di madre a soli 14 anni, il padre è troppo preso da se stesso, dai suoi possedimenti, dalla sua vanità e dai suoi debiti, la sorella maggiore Elizabeth troppo presa dal suo rango e troppo anaffettiva, sua sorella Mary accasata ma insoddisfatta. Le rimane una cara amica della madre, Lady Russell, colei che la "persuade" a non sposare lo squattrinato Wentworth, uomo di mare non certo adatto a lei, ma di cui lei era innamoratissima.
In definitiva la nostra antieroina è sola. Nella sua crescita non può contare su nessuna figura che le dimostri empatia: un unicum nei romanzi della Austen, dove c'è sempre una sorella o un'amica che accompagna la protagonista.
Il padre di Anne, indebitato fino al collo, è costretto ad andare a vivere a Bath (dove si vive bene ma si spende meno) e ad affittare la sua tenuta di Kellynch Hall . Guarda caso la famiglia che l'affitterà sarà proprio quella dell'ammiraglio Croft, cognato del grande amore di gioventù di Anne, il capitano Wentworth, che nel frattempo ha fatto fortuna in mare. Anne va a casa della sorella, ad Uppercross, sicura di non incontrarlo. E invece eccolo, il suo bel Frederick, corteggiato palesemente dalle sorelle di Charles Musgrove, suo cognato.
Le carte sono scoperte già dopo i primi capitoli: un lettore medio capisce già come finirà la storia. Non gli resta che godersi il viaggio. E il viaggio così si divide tra i fatti narrati dalla nostra Jane, e i sentimenti di Anne, narrati da Anne stessa.
Lei goffa, un po' imbranata, sicuramente imbarazzata, fa di tutto per non incontrarlo, e poi per non trovarsi mai sola con lui, e poi per non parlarci. E certo il cipiglio di lui, forse ancora offeso per quanto successo 7 anni prima, non l'aiuta a orientarsi.
A parte che per l'estrazione sociale e l'ambientazione storica ovviamente, a me ha fatto pensare a Bridget Jones.
Ci sono, nel libro, una serie di siparietti divertentissimi: il discorso del padre sul lavoro che rovina la pelle, o Anne che pensa di aver fatto la figura dell'isterica per aver rimproverato il nipotino, il calesse dei Croft che spesso si capovolge, Anne che si accosta dietro un cespuglio per origliare la conversazione tra Louisa e Frederick, lei che si ripete le poesie dell'autunno durante la passeggiata pur di non parlare con nessuno, la considerazione di Lady Russell sulle famiglie numerose etc etc.
"Da giovane ero più prudente (prudence), ma crescendo sono diventata più romantica (romance)".
Da qui comincia il riscatto di Anne. Fuori dalle mura di Kessinch Hall, anche la rachitica e ossidata nobiltà di provincia le appare per quel che è. Anne si confronta con nuove realtà familiari: la chiassosa ma allegra famiglia dei Musgrove, la coppia affiatata e complice dei Croft.
Se vogliamo provare una lettura sociale del romanzo, la sua apertura alla nuova classe sociale, più dinamica e meno sicura economicamente rispetto alla gentry, è un tratto di grande ottimismo e modernità.
Ricordiamoci sempre che Jane Austen non apparteneva alla nobiltà, ma era figlia di un curato, e che due dei suoi fratelli erano arruolati in Marina. Il che la scagiona completamente quando si parla di lei come scrittrice di crinoline e tazze di the.
Ultima cosa, che non si può non notare. La solitudine di Anne viene colmata dallo spessore letterario del personaggio. Anne è una lettrice, e di libri si parla per tutto il romanzo. Il padre vanesio ne legge solo uno, il Baronage; la sorella li rimanda indietro a Lady Russell; meravigliose, poi, le conversazioni con il capitano Benwick (dove lei sconsiglia di leggere le poesie di Lord Byron e di Scott ad un cuore già tormentato) e poi con il capitano Harville, nella quale Anne asserisce che le donne in letteratura siano incostanti perché descritte da uomini.[Fa pensare a quello che dice Catherine Morland in Northanger Abbey a proposito del fatto che nella Storia le donne non ci sono mai].
Sembra dunque rivendicare un ruolo dove i ruoli femminili scritti da donne hanno una libertà morale che esce da ogni cliché.
Per finire, l'occasione di leggere questo romanzo "che aspettava la mia età adulta", è stata la #JaneChallenge di Marta Perego.
Qui la diretta su Instagram dove se ne discute ( ci sono anche io).
Questo mi manca, ma provvederò
RispondiEliminaanche a me ne mancano ancora di Jane Austen , piano piano ...
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