Tenebre, Antonella Prenner

Politico, avvocato, console, senatore, grande oratore, l'homo novus per antonomasia: uno di quegli uomini che hanno sempre l'ultima parola. 

Cicerone, si sa, è un personaggio che mette soggezione. 

Eppure qui, visto in questa prospettiva, Cicerone scende dal piedistallo, e ci rivela una parte di sè che trascende da quella pubblica. 

Lo fa con maestria, con la lingua che gli si addice: uno stile raffinato, complesso, degno di un oratore. Eppure esprime per la prima volta sè stesso, a prescindere dal personaggio pubblico che conosce tutta Roma.

In un dialogo immaginario con sua figlia Tullia, morta 1 anno prima dei fatti qui raccontati, viene da pensare che solo una figlia molto amata possiede il passepartout dell'animo di un padre abituato a dimostrare coraggio e combattere.

Questa storia inizia all'indomani della morte di Cesare, marzo del 44 a.C.

Manca esattamente un anno anche alla sua, di morte: Cesare gliel'ha rivelato in sogno

Cicerone decide così di raggiungere suo figlio Marco ad Atene, alla ricerca di un po' di pace in quella filosofia che tanto lo aveva consolato in passato. 

Il tiranno è stato vinto, ma Cicerone sa bene che questa morte avrà un prezzo altissimo. Antonio non ha nessuna intenzione di lasciare impuniti gli assassinii di Cesare, di cui si sente erede, né tantomeno di farsi da parte rispetto ad Ottaviano, pronipote di Cesare e suo designato erede: l'equilibrio politico è quantomai precario e Cicerone cerca in tutti i modi di intercedere per la pace e per l'impunità di Bruto e Cassio.

Il lettore accompagna Cicerone in questo ultimo anno di vita, in questo viaggio verso la Grecia, che poi non raggiungerà mai. Viene con noi Tirone, il suo liberto, il suo fedele copista, che ne conosce i gusti e gli umori.  Facciamo con loro un meraviglioso tour nelle più belle ville romane. Cicerone è un uomo dalle relazioni importanti: ville proprie e amici danarosi non mancavano: ogni tappa è segnata da una casa, con i suoi ricordi e le sue abitudini, e da un amico: Formia, Pozzuoli, Pompei: mosaici e pitture straordinarie, che la Prenner ricostruisce magistralmente ad uso e consumo dei nostri occhi.

I suoi amici lo tengono aggiornato su ciò che avviene a Roma: così Cicerone è voce narrante che racconta una storia, la Storia, nel momento stesso in cui si compie.

E' questo un viaggio che si compie tra la primavera e l'estate, eppure l'elemento della natura che predomina è la pioggia. Piove, piove tantissimo.

La malinconia che il nostro uomo prova per la scomparsa della figlia e per la situazione compromessa di Roma, sembra riflettersi in una natura inquieta.

Ci sono, a ben guardare, dei tratti gotici in questa narrazione: gli elementi onirici dei sogni e delle premonizioni (la tomba di Giulia,  figlia di Cesare e Cornelia, viene colpita da un fulmine quando Ottavio entra a Roma nel 44, per es.), la pioggia costante, il dialogo con l'amata defunta. Tutto porta il lettore in un'atmosfera di nostalgia, come doveva esserlo l'animo di Cicerone, messo di fronte alla sconfitta dei suoi ideali politici. Non è bastata la morte di Cesare per riportare a Roma la pace.

Veniamo a Tullia, la sua amatissima figlia. Se Cicerone ebbe un amico vero, così come lo intendiamo noi oggi, fu Attico. A lui confidò quanto fosse inconsolabile per la morte prematura della figlia. Tullia, che il padre chiamava affettuosamente Tulliola, morì poco dopo il parte nella sua villa del Tuscolano. Aveva sposato in terze nozze Dolabella, da cui divorziò proprio mentre aspettava il bambino. Fin dal primo matrimonio, avvenuto nel 63 a.C., quando aveva appena 15 anni, Tullia rimase praticamente in famiglia. Rimase vedova cinque anni dopo, senza aver avuto figli, e si risposò nel 56. Finì con un divorzio, che le permise poi di sposare Dolabella, console romano acerrimo nemico del padre. A quanto pare il matrimonio fu combinato dalla madre di lei, Terenzia, da cui Cicerone era già separato. In ogni caso, i due si separarono e Tullia partorì nella casa paterna. La scena del parto e della morte della figlia è sicuramente una delle più toccanti del romanzo. A Formia, poco distante dal mausoleo di Cicerone, c'è a tomba dedicata alla figlia, Tulliola, alla quale sono dedicati i suoi ultimi pensieri.

E a Formia sono dedicate delle bellissime pagine, dove la bellezza degli occhi contrasta  con l'oscurità della morte imminente.

(Qui per vedere il reel su Instagram)

Tenebre
Antonella Prenner
Sem, 2018
349 p.

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