Il giardino di Elizabeth, Elizabeth von Arnim

“Non può essere giusto essere la schiava dei propri penati, e dichiaro solennemente che se mai i miei mobili mi infastidissero perchè hanno bisogno di essere spolverati quando io voglio fare qualcos'altro, e non ci fosse nessuno che potesse togliere la polvere al posto mio, li butterò nel falò più vicino a me"


"Sottomettersi a ciò che la gente chiama il proprio «destino» è semplicemente ignobile. Se il tuo destino ti fa piangere ed essere infelice, liberatene e prendine un altro; fa’ a modo tuo; non stare ad ascoltare gli strilli dei tuoi parenti, le loro frecciate o le loro suppliche; non permettere che sia la tua microscopica visione scenica a stabilire le tue entrate e le tue uscite; non aver paura della pubblica opinione sotto le specie del tuo vicino di casa, quando hai tutto il mondo davanti a te nuovo e splendente, e ogni cosa è possibile se solo vuoi essere energico e indipendente e acciuffare per la collottola l’opportunità che ti si presenta"

Queste alcune delle dichiarazioni contenute ne Il giardino di Elizabeth, 1898.

Elizabeth von Arnim, diventuta contessa grazie al matrimonio con un nobile tedesco, scelse di vivere in un castello in Pomerania di proprietà della famiglia, con il marito (l'Uomo della Collera) e le sue tre figlie, rispettivamente nate ad aprile, maggio e giugno, e perciò chiamate con i nomi dei rispettivi mesi di nascita.

Tuttavia, in questo lungo racconto dove non c'è una trama, tutti sono personaggi corollari rispetto all'amore dell'autrice per i colori e i profumi del suo giardino, cha da incolto e trascurato da circa duencento anni, cerca di trasformare in un anticonformista e colorato  luogo di piacere e contemplazione.

Ammetto che non pensavo si potesse dire tanto intorno alle piante, alle infinite varietà di rose, peonie, tulipani fiori gialli, etc.

Il mio grigio balcone ha gridato vendetta per tutti i tre giorni di lettura ...

Nell'incanto bucolico del suo meraviglioso giardino, la vita scorre tra piccoli avvenimenti quotidiani (tenerissima la storia dei gufi), l'esaltazione della solitudine, la goduria dei colori che le ragala il suo spazio verde, gli sporadici rapporti con bizzarri giardinieri e cocchieri, qualche visita occasionale.

L'ultima, in particolare, dove Elizabeth ospita durante il periodo di Natale la sua amica Irais e Minora, figlia di una sua cara amica inglese,  è un compendio di ironia, arguzia (se si pensa all'unico intervento verbale dell'Uomo della Collera), ma anche di sottile competizione femminile e sfronatezza di giudizio.
 Ho già letto altri due libri della von Arnim durante questa quarantena, La storia di Christine e La fattoria dei gelsomini,  conquistata dalle copertine della collana "Varianti" della Bollati Boringhieri. 

A poco a poco ne vorrei collezionare tutti i titoli in cartaceo, così da colorare un po' la mia libreria (per poi passare al mio balcone).

La von Arnim è una scrittrice raffinata e pungente, assolutamente moderna per gli anni in cui scrive, impertinente e originale nei suoi giudizi. 

Tra i tre letti, forse questo non è stato il migliore, ma oramai c'è qualcosa che mi lega a questa scrittrice che mi impedisce di non amarla. 

Titolo: Il giardino di Elizabeth
    Autore: Elizabeth von Arnim
   Traduzione: Graziella Bianchi Baldizzone
   Pubblicazione: Bollati Boringhieri, 2018
  Pagine: 149

Commenti

Storie del blog