Elena di Sparta, Loreta Minutilli

 Leggi un libro così, tra i migliori che riguardano il mito e la guerra di Troia, e ti immagini che a scriverlo sia stata un'anziana professoressa in pensione, che ha passato la vita a raccontare storie sui banchi di scuola.

E invece scopri che l'autrice è una classe 1995: praticamente alla data di pubblicazione del libro di anni non ne aveva neanche trenta. Non solo:  non è una letterata, non una giovane insegnante piena di entusiamo, ma una studentessa di astrofisica. 

Una perla rara nelle letteratura italiana contemporanea.

 Il rischio di chi scrive di epica è quello di riassumere, e non riuscire a dare una chiave di lettura personale. Spesso i personaggi rimangono un po' legati ai loro epiteti, e le loro vicende quelle che già conosciamo.

Il primo merito della nostra giovane autrice è stato di aver saputo ricostruire due comunità vive: quella di Sparta e quella di Troia.

Il rapporto tra le sorelle Cassandra ed Elena, le loro diverse sensibilità, il loro diverso rapporto con la madre Leda. La sua disperazione per una figlia disonorata.

E così succede anche per Troia. Guardiamo per la prima volta da vicino figli di Priamo e i loro amori.

Paride, che si presenta ad Elena come un rozzo pastore; Cassandra, nota per le sue doti di malaugurata chiaroveggenza, ma che in fin dei conti è una ragazza, che fa ciò che fanno le ragazze: esce, compra al mercato, trasgredisce, offre ad Elena la sua complicità. E poi sua sorella Laodice, stuprata dal figlio di Teseo, e rimasta incinta di Munito. Ritroviamo la loro madre Ecuba, una donna che riesce a mantenere una dignità anche dinanzi alla triste sorte dei suoi figli.

Elena di Sparta è un romanzo sul falso potere della bellezza, della rivalsa di un potere che inchioda alla propria immagine: la bellezza sembra che non chieda nient'altro. Non serve altro alla ragazza che la possiede.

E invece il gesto di fuggire con Paride è proprio la ribellione di chi sente il richiamo alla vita, di chi la vita vuole viverla e vuole assaporarne la libertà.

Non c'è infatto altro motivo per cui Elena abbia accettato di fuggire con il figlio di un re allevato da pastori, di cui ne conserva la brutalità,   se non il desiderio di conoscere la libertà. Le donne di Troia possono uscire liberamente, possono scegliere il marito; Ecuba sedeva con Priamo durante i consigli della città, le ragazze non devono nascondere i loro amori. Tutto questo non può non avere un gran fascino per chi desidera uscire dall'ombra di sé stessa.

Nel palazzo di Priamo arrivano ad Elena gli echi della guerra: la morte della madre, della nipote Ifigenia. Nessun troiano però pensa che Elena possa essere di qualche aiuto durante la guerra, eppure era informata sugli achei come nessuna donna troiana.

A Troia Elena rimane un'ospite sgradita, portatrice di morte; lei stessa si colpevolizza per la sua vanità: il suo desiderio di esporsi ha portato alla distruzione.

Elena è una donna ferita dalla sua stessa bellezza. La violenza subita da Teseo quando si credeva ancora un intoccabile simulacro, e la scarsa considerazione di cui gode nelle comunità nelle quali vive, la rende per sempre insicura.

"Ero una donna matura, una moglie, una madre, un'amante e un'icona. Volevo essere una persona dotata di una nvolontà propria fortissima e inflessibile e invece tra me e il mio obiettivo si frapponeva l'ancestrale paura di non essere voluta e desiderata."

Ho letto questo romanzo grazie ad un gruppo di lettura nato su Instagram, #epicamentedonne.

Titolo: Elena di Sparta
Autore: Loreta Minutilli
Pubblicazione; Baldini &Castoldi, 2019
Pagine: 189

Commenti

  1. Sembra interessante, anche per finalità didattiche. Me lo appunto, grazie

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  2. Sì, un abella lettura anche per i ragazzi!

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