Golda ha dormito qui, Suad Amiry
In un tempo lontano lontano (gli anni '80) quelli più fighi a scuola portavano la kefiah al collo.
E la città era piena di scritte che inneggiavano alla Plaestina Libera e all'OLP.
Forse l'occidente nel frattempo si è distratto, ma la questione non si è certo risolta.
Questo libro è il vaso di pandora dei (ri)sentimenti dei palestinesi verso gli ebrei.
Uno stile scorrevole, a tratti ironico, sicuramente una letteratura che non posso definire impegnata. Tuttavia le posizioni sono chiare, nette.
Mentre nel 1948 gli ebrei festeggiavano la nascita della loro nazione, i Palestinesi vivevano sulla loro terra un sopruso difficile da negare.
La fine del mandato britannico del '48. infatti, non prevendeva uno stato di Israele che avesse anche una continuità territoriale: i territori furono divisi tra ebrei e palestinesi a macchia di leopardo. Fu deciso che, per esmpio, Gerusalemme sarebbe stata a est ebraica e aovest palestinese. In altre parole, i palestinesi che abitavano le belle case della Gerusalemme est, sono costretti a lasciarle e trasferirsi altrove. Da quel momento, secondo la Legge degli assenti, i legittimi proprietari arabi, assenti in quel momento perchè sfollati o profughi, furono dichiarati "assenti presenti", ovvero inesistenti in quanto a diritti di proprietà.
Non c'è da stupirsi che per loro il 1948 sia stato un Nakba, una catastrofe.
Se la nostra casa rappresenta la nostra identità, la nostra storia, la violenza che subisce chi quella casa la vede e la sente ogni giorno occupata da estranei è difficile da accettare.
Non si tratta propriamente di un romanzo, quanto di una testimonianza
molto personale di un desiderio di vendetta che non riesce a sopirsi, il dramma di chi è cresciuto nell'ossessione di aver subito un'ingiustizia dalla Storia.
Golda Meir, a cui fa riferimento il titolo, è stata premier dello stato d'Israele agli inizi degli anni '70, prima donna leader del Paese, stimata e apprezzata da Ben Gurion e in generale considerata una delle figure più significative del 20. secolo.
Golda Meier ha vissuto nella villa harun ar rashid, costruita dal famoso architetto palestinese Hanna Bisharat, e confiscata dagli ebrei dopo il 1948. una villa bellissima, come molte altre nella Gerusalemme ovest.
Ho incontrato questo libro in un gruppo di lettura dedicato al conflitto arabo israeliano, e lo trovo molto appropriato per capire le ragioni dei palestinesi e le loro ferite.
Segnalo poi, i documentari di Sahera Dirbas che riguardano proprio l'esproprio delle case a Gerusalemme.«Mentre i palestinesi ce la mettono tutta a dimenticare quando dovrebbero ricordare, gli israeliani ce la mettono tutta a ricordare quando dovrebbero dimenticare»
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Due chiacchiere con Corie ....: