Una storia d'amore e di tenebra, Amos Oz


 

Sembrerebbe una biografia, ma potrebbe essere riduttiva qualsiasi definizione di genere. 
Una storia d'amore e di tenebra è una passeggiata per Gerusalemme, una saga familiare, la celebrazione della letteratura, la consolazione dell'accumulatore di libri, un contenitore di tipi umani, un lungo racconto storico sul momento più delicato per Israele, un trionfo della parola.
Amos Oz si diverte proprio con il lessico, lo padroneggia e se ne pavoneggia. Gioca con le parole, ci sono pagine di sostantivi, sinonimi, climax lessicali ascendenti e discendenti. Senza sintassi, solo parole. 
Immagino le difficoltà del traduttore.
 
Una prima chiave di lettura ce la offre Oz stesso, citando tra i primi autori (perché si potrebbe rileggere tranquillamente questo romanzo come un manuale di letteratura) Anton Cechov.
E anche per questo devo dirgli grazie. Perché mentre leggevo Una storia d'amore e di tenebra, mi facevano compagnia in audiolibro i racconti del 1885 (Romanzi brevi e racconti. 1885, pubblicati da Feltrinelli) Meravigliosi. Miniature di personaggi a cui non daresti due lire, ma rimani incantato dalla loro aria buffa e sconfitta, e dall'ironia con cui il suo autore li tratta.
Ed ecco il primo modo di leggere trasversalmente il romanzo: racconti che potrebbero essere assolutamente a sé stanti, che regalano al lettore personaggi bizzarri e tragici: il nonno galantuomo , la nonna con l'ossessione per l'igiene, la maestra Isabela circondatai da gatti, lo zio Yosef ,  intellettuale con stuole di illustri discepoli, ma incapace di versarsi il latte in una tazza, e di togliersi la cravatta da solo, accudito da sua moglie come se fosse un bambino.

A proposito dello zio Yosef, c'è poi una rievocazione di una Gerusalemme meno conosciuta, quella dell’immigrazione ebraica, povera ma colta, di prima ancora della guerra e delle persecuzioni naziste. Il racconto di una classe sociale per la quale la parola è tutto. Accumula libri come tesori, si fida della parola scritta e pubblicata, studia e legge alla stregua del respirare. Il piccolo Amos cresce in una casa minuscola e umida, ma piena zeppa di libri.  Circondato di parole, nutrito a pane e fantasia.
Le manie bibliofile del padre e gli strambi racconti della madre lasciano la loro impronta.

"Tutta la realtà non era che uno sforzo vano, un fiacco e piatto tentativo d'imitazione del mondo delle parole"

In famiglia assorbe parole, amore e oscurità (ecco le tenebre); la frustrazione del padre per non essere riuscito ad arrivare mai ai livelli della fama dello zio Yosef; e la disperazione, la depressione prima latente e poi esplicita della madre. E questa della madre è sicuramente la parte più toccante, più commovente e più buia del romanzo, diventata poi il centro della trasposizione cinematografica.

Una biografia costruita su aneddoti, ma soprattutto un flusso di coscienza, che lascia spazio all'intimità e alla riflessione

"L'amore è quella strana mistura di una cosa e del suo opposto, una mistura dell'egoismo più egoista e della dedizione più completa. Che paradosso! E poi, amore, il mondo intero non fa che parlare di amore, amore, ma l'amore mica lo si sceglie, si viene contagiati, lo si prende come una malattia, come una disgrazia."
 
In queste più di 600 pagine c'è la storia di Israele,  la storia del protettorato britannico, la sofferenza degli ebrei e degli arabi,  i rapporti tra ebrei e palestinesi; e c'è la storia della sua famiglia, proveniente dalla Russia, simile a quella di tanti altri ebrei nei primi del '900.
Ci vorrebbe un altro volume per raccontare questo romanzo, o anche solo per citare i passi che ho trovato meravigliosi.

"In Cechov sono tutti frustrati e arrabbiati, col cuore a pezzi ma vivi. E tutto quello che voglio è che ci sia una fine cechoviana alla nostra tragedia". (In terra d'Israele, Amos Oz)


Una storia d'amore e di tenebra
Amos Oz
Traduzione di Elena Lowenthal
Feltrinelli, 2015
627 pagine

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