Stirpe di drago, Pearl S. Buck
Stirpe di drago è una saga familiare ambientata nella Cina rurale del 1937, durante l'invasione giapponese.
Nella campagna cinese di quegli anni sembr non cambiare mai niente: i giorni e le trdizoni attraversno immutabili i tempi e le stgioni, non si sa neanche più da quanto.
Eppure la prima dimensione del racconto della Buck riguarda prorpio la prima e la sonda generazione, i padri e i figli, ovvero il primo, stretto, universo familiare.
Ci sono Ling Tan e Ling Sao hanno cresciuto i loro tre figli maschi e le loro due ragazze secondo le leggi e l'educazione gerarchica dei loro avi.
Eppure, quando la famiglia si allarga, e conosciamo nuovi mariti e nuove mogli, una crepa sta già per aprirsi.
Era già successo che il divario generazionale fosse protagonista nei romanzi della Buck. No solo gerarchia e obbedienza, ma comincia a farsi spazio un'umanità che supera le regole.
Meravigliosa la storia d'amore tra il secondogenito Lao Er e Giada, che imparano ad amarsi con autenticità, nel dialogo, nella comprensione, nel rispetto, nella diversità.
"Ecco, questo è il mio segreto. Invece degli orecchini, comprami un libro!"
Spiragli di cambiamento, un gesto cambia gli atavici equilibri di questa famiglia di contadini, che fino a quel momento ha considerato l'alfabetizzazione addirittura dannosa, se non inutile, alla cura della loro terra.
Il secondo piano della narrazione, che è anche il più tristemente noto, è la guerra.
La guerra sino giapponese è stata estremamente feroce e brutale, come lo è il racconto di uno degli episodi che trovano spazio in questo romanzo: lo stupro di Nanchino del 1937.(anche su questo avevo già letto qualcosa). Si stima che in un solo mese furono uccise più di 300000 persona e violentate e massacrate donne di ogni età, dalle bambine alle donne anziane.
La guerra e il nemico (non si parla mai di Giappone) incombono su questa famiglia e su questo villaggio contadino e sperduto.
E anche la Buck non ci risparmia niente.
La bellezza della sua scrittura è che non si compiace mai del male, ma sempre del bene. La speranza, il conforto, la pace, la consolazione sono parole comunque ricorrenti. Seppure con mille inciampi e tra tante sofferenze, sembra che siano questi ultimi a guidare la Storia.
Gli uomini rimangono per lo più sgomenti e smarriti di fronte a tanta ferocia, se non segnati per sempre, come succede al figlio più piccolo, che cerca vendetta con la stessa crudeltà con cui l'ha subita.
La potenza del romanzo sta anche nella rappresentazione di quanto la violenza possa cambiare le persone, per sempre, nel bene e nel male. Vedere, su questo, le profonde riflessioni di Ling Tan.
Un racconto che ha dentro la giusta crudeltà ma un'intriseca delicatezza.
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