La signora delle Fiandre, Giulia Alberico
Visti gli acquisti compulsivi del genere fatti negli anni scorsi, spero tuttavia che mi torni un po' di entusiasmo.
D'altronde, almeno per adesso, su Margherita d'Austria, c'è poco. E' una figura che meriterebbe quantomeno un trafiletto sui libri di storia, invece che un solo rigo (quando c'è).
Coetanea di Caterina de' Medici, si ritrovò infatti nel bel mezzo della tempesta delle guerre di religione, che divisero l'Europa, e distrussero l'Impero di suo padre, Carlo V.
Margherita d'Austria (1521-1586) fu infatti la prima figlia naturale di Carlo V, l'Imperatore sul cui Impero non tramontava mai il sole. Nata in Belgio, venne a vivere ben presto in Italia, perché destinata a soli 13 anni al matrimonio con Alessandro de' Medici, duca di Firenze.
Il matrimonio durò solo sei mesi, perché Alessandro morì assassinato dopo solo sei mesi dalle nozze. Fu così destinata a Ottavio Farnese, nipote del Papa Paolo III (ovvero Alessandro Farnese, fratello di Giulia la bella, la celebre amante di Alessandro VI Borgia). La repulsione di Margherita per questo ragazzino più giovane di lei fu cosa nota in tutta Roma. Tuttavia, le ragioni di Stato sono notoriamente più forti dei gusti di una diciassettenne, e Margherita si piegò. Divenne così signora del giovanissimo Ducato di Parma e Piacenza, creato proprio da Papa Farnese per suo figlio Pierluigi (ne ho parlato anche qui).
A Roma, Margherita era detta La Madama. Palazzo Madama, attuale sede del senato, e Villa Madama, ora sede del Consiglio dei Ministro e del Ministero degli esteri, erano le sue residenze romane.
Suo fratello Filippo II la volle poi come governatrice dei Paesi Bassi nel 1559. Mantenne l'incarico per 11 anni, e non è difficile credere che quelli siano stati gli anni più tribolati della sua vita. I Paesi Bassi erano in piena rivolta antispagnola, anche a causa della diffusione dei culti calvinista e protestante, e la sua presenza fu un continuo mediare tra l'intransigenza spagnola e le forze moderate ma rivoltose locali.
Fece poi ritorno nei suoi feudi abruzzesi, cedendo il testimone al duca d'Alba, celebre per la sanguinaria repressione dei moti antispagnoli nei Paesi Bassi.
A grandi linee, questa la biografia di una donna che si distinse come ottima amministratrice dei suoi feudi, mecenate, abile diplomatica, e inserita perfettamente in un secolo ambiguo, in cui tutto e il contrario di tutto sembrava possibile. Conobbe da vicino l'Inquisizione e i Gesuiti, ma ebbe una grande amicizia con Vittoria Colonna, vicina a Valdés e a Bernardino Ochino, e a Reginald Pole); provò in prima persona cosa fosse il nepotismo dei papi, e capì perfettamente la complicata politica italiana del 16. secolo; visse e sperò come tutti nel Concilio di Trento, e guardò sfaldarsi il glorioso impero del padre.Insomma di cose ce ne sono da dire. E sentirla sospirare tutto il tempo del romanzo mi è sembrato un po' svilente. L'impostazione è quella di un memoir: l'escamotage del racconto che fa di se stessa Margherita ormai anziana dal suo palazzo di Ortona. Approccio troppo sentimentale, nel quale tutta la complessità di questo secolo non viene rappresentata a dovere.
In una biografia a scopo divulgativo è sempre meglio farsi un'idea netta, seppur supposta, della personalità della protagonista, invece che temporeggiare sulle sue amarezze sentimentali. Ci sono poi molte storie di personaggi minori vicini alla corte di Margherita, come quella dell'altro figlio naturale di Carlo V, Juan, o della poetessa Laudemia Forteguerri: curiosità storiche che sembrano però voler rimpinguare una biografia che non aveva bisogno.
Linguaggio molto semplice, adatto a tutte le età.
E pensare che era stato proposto per il premio Strega.
Giulia Alberico
Piemme, 2021 (Storica)
251 p.
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Due chiacchiere con Corie ....: