Io, Monnalisa, Natasha Solomons

Stiamo parlando di un romanzo su Leonardo, e il terreno è spinoso.

Troppo è stato scritto, dalle banalità alle teorie più estrose, e la critica è troppo facile.

Se poi avete letto I Goldbaum e, come me, ne siete rimasti stregati, non troverete probabilmente la vetta che ci ha conquistati la prima volta.

non ha detto questa cosa imprescindibile, però le cose non sono andate proprio così,  troppo semplicistico, 

Prima di cominciare a leggere, avevo già delle voci nella testa. 

Quindi sapevo: sono partita pronta al fatto che non sarei stata soddisfatta. E che quindi, se avevo intenzione di leggere, dovevo sopprimere le voci e arrivare a fine lettura senza pregiudizi.

E mi è piaciuto. Molto. Un approccio storico e divulgativo,  non troppo tecnico, un po' sentimentale e riflessivo.

Il punto di vista è originale: il quadro di Monnalisa, in prima persona, come d'altronde suggerisce il titolo, racconta la sua storia, dalla creazione alla metà del '900.

Intanto la struttura del racconto è vivace: i capitoli alternano i piani cronologici: si salta da Leonardo in vita ai primi anni a Fontainbleau, per tornare alle vicende fiorentine e milanesi.

E a proposito di anni milanesi, sulle rive dell'Adda nasce l'altro capolavoro che le fa compagnia per buona parte della sua storia: la Leda, anche lei nata dalle mani di Leonardo, anche lei innamorata del suo creatore. 

Della Leda col cigno ci sono rimasto copie: l'ultima notizia della sua presenza è proprio a Fontainbleau, eppure  già guardando le copie o gli schizzi di Leonardo, non se ne può rimanere che senza fiato. 

Leda è bellissima: sensuale  e pudica. Il suo rapporto con la Gioconda, simbiotico fino alla tragica fine (la Solomons ha una sua personale teoria, che non voglio spoilerare), è di lealtà e profonda amicizia.

 Monna Lisa ci racconta della modella che posò per Leonardo: una prostituta, poetessa sagace e arguta, che fece compagnia alla brigata di Leonardo (che poi sono Saudì e Francesco Melzi) nella calda estate milanese. Una figura di fantasia, probabilmente (testimoniata ne Scritti sulle arti di Giuseppe Bossi),  ma assolutamente plausibile, che offre la misura degli studi che l'autrice ha affrontato per scrivere il libro, e che ci sta benissimo in un romanzo, che deve affascinare il lettore, non per forza giustificare e soppesare le teorie che propone.

Leda e Monna Lisa, come due gemelline eterozigote, , affrontano insieme tante avventure, e per entrambe l'immortalità somiglia tanto ad una condanna alla solitudine eterna. Una riflessione, questa, che Monna Lisa ribadisce spesso, soprattutto da quando è costretta dietro una teca di vetro, ad essere ammirata o sminuita, ma che la pone in una condizione di incomunicabilità perenne.

Come è naturale, e come il lettore si aspetta, la Gioconda racconta  anche la propria di storia: un quadro che è nato da una commissione, e che ha avuto per ispiratrice la moglie di un ricco mercante fiorentino. Tutti i personaggi che il quadro incontra hanno naturalmente una personalissima impronta: così Saudì, amante di Leonardo, Francesco Melzi, suo fedele collaboratore, Michelangelo (non potete perdervi l'idea che se ne fa), Francesco I e così via fino a Picasso e Freud.

Affascinante anche il potere che lo sguardo enigmatico della protagonista ha sulle persone che incontra: non importa che sia la regina di Francia o  un umile commerciante, quel modo di osservare mette in soggezione e può essere ingerente e disturbante. 

Insomma, la Solomons ha trovato un punto di vista che funziona, e, anche se il mio (suo) libro del cuore rimane I Goldbaum, devo dire che, considerata l'ardua impresa di cimentarsi  su un personaggio di questa portata, è assolutamente promosso.

Io, Monna Lisa
I, Mona Lisa
Natasha Solomons
Traduzione di Laura Prandino
Neri Pozza, 2022
345 p. (I narratori delle tavole)

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