Rebis, Vladimiro Bottone
Il rebis è un simbolo alchemico: un tronco da cui si generano due teste.
E "doppio" è la parola chiave di tutto il romanzo.
Vladimiro Bottone costruisce un noir molto complesso ambientato nella Napoli di metà settecento, nella privilegiata e ristretta cerchia del principe Raimondo di Sangro. Se il suo nome vi suggerisce qualcosa è perché la cappella Sansevero è uno dei luoghi più rappresentativi della città, e sicuramente uno dei più visitati. La sua fama viene proprio dal mistero dei marmi delle statue oltre che dagli esperimenti del Principe.
Tutto ha inizio con la morte di Antonio Corradini, scultore di punta della scuderia di palazzo Sansevero; il nostro protagonista è Jacopo Fucito, bibliotecario e uomo di fiducia di casa di Sangro.
Idealista e puro, è l'anello debole di una catena che vede coinvolti il più importante allievo del Corradini, Giuseppe Sammartino, il cui nome è rimasto legato al Cristo velato, un giudice asservito al potere, una rete di rapporti passionali e poco limpidi, e sullo sfondo i rapporti tra Reame e massoneria. Uno degli argomenti più interessanti del settecento napoletano.
Il tutto si gioca sul non detto o sul detto a doppio senso, utilizzando un lessico forbito, musicale e dal potere evocativo ma duplice, tanto da insinuare continuamente il dubbio nel lettore tra ciò che ha inteso e ciò che è. Insomma, un libro complesso, anche se di gran soddisfazione.
Io ho letto la prima edizione del libro, quella edita da Avagliano nel 2002, anche perchè sono molto affezionata a queste edizioni vintage che mi ricordano le mie prime letture scelte negli anni '90, quando in libreria cominciavo ad andarci da sola.
La seconda, quella di Colonnese del 2022 è stata riveduta e sfoltita.
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