Come si cambia
Mi sento un po' in imbarazzo a scrivere il blog oggi.
Mi spinge solo il fatto che , rileggendolo tra qualche tempo, possa ripensare a queste giornate senza che la strage di Parigi abbia lasciato un segno.
Sabato sono andata a vedere con Paul "Gli ultimi saranno gli ultimi".
Ho pianto per metà film.
Poi siamo andati a mangiare una pizza. E mentre ragionavamo della nostra quotidianità, Paul mi ha detto di guardare sugli schermi Tv del locale.
Sono venuti i nonni Bratter questo fine settimana.
Si è discusso sul mandare o meno Bimba a Roma per la gita di dicembre.
Bimba ha depennato un'altra città dalla sua wishlist:
"Quindi, i posti dove non andrò mai sono:
Pompei, perchè c'è stata l'eruzione del Vesuvio,
Parigi, perchè c'è il terrorismo."
[E nessuno le ha mai ancora raccontato dell'11 settembre, dell'Egitto, della Siria, del Libano, etc etc.]
Io sono sempre senza smartphone. In compenso ho acceso il computer domenica mattina, contravvenndo ad uno dei miei più radicali tabù, per sapere se i miei 4 amici che vivono a Parigi stanno bene.
La nostra vita è già cambiata.
So che tra un mese avremo dimenticato: si parlerà d'altro, ci sentiremo di nuovo al sicuro. Ricominceremo a viaggiare nelle grandi città, in Europa, in America. Avrò senz'altro ricominciato a scrivere di Paul, di Bimba, Bimbo e Gugu sul blog, e a leggere libri e a scrivere le mie recensioni. E loro colpiranno ancora, quando meno ce l'aspettiamo.
La paura camminerà al nostro fianco, impareremo a conviverci, come una ferita aperta, insieme a tante nostre incertezze.
Molte delle mie amiche mamme chiedevano su FB cosa spiegare ai bambini.
Io non lo so. Non lo so talmente tanto che ho lasciato che vedessero, e sentissero.
Bimba, andando a Messa, mi ha chiesto: "E ora, che si fa? come si fa?"
"Si fa meglio di prima, Bimba. Si cerca di essere più gentili di prima, più generosi di prima, più caritatevoli. Si cerca di pregare di più. "
Questa è stata l'unica risposta possibile.
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