Più donne che uomini, Ivy Compton-Burnett

Sembra che il 2022 sia nato all'insegna di nuove (si fa per dire) scrittrici da scoprire.

In realtà anche questa lettura è legata ad un gdl, lo stesso nel quale abbiamo letto Elizabeth Gaskell (questo per esempio, tra i tanti).  

Più donne che uomini è un libro che ha diviso le lettrici del gruppo, perciò, io che sono stata tra le ultime a cominciarlo, avevo il classico timore di chi compra un libro entusiasta della splendida copertina e poi si ritrova tra le mani un libro che vale ben poco.

E invece il libro vale, eccome.

Josephine Napier è la protagonista indiscussa di questa storia. 

Direttrice di un istituto femminile in una cittadina inglese degli anni '20 (il romanzo è  stato pubblicato nel 1933), tiene le fila delle sorti delle insegnanti e della sua stravagante famiglia: un marito inconcludente, che ben presto si leva dalla scena, un figlio-nipote adottivo, un fratello omosessuale con il suo ricco amante, la governante e sua figlia, che lei vede come antagoniste, e la stuoia di insegnanti che da lei dipendono.

Nessuna notizia invece delle alunne, che compaiono come un brusio di sottofondo nella vita degli adulti.

Una figura femminile di rara lucidità, assolutamente razionale, che porta all'interno di ogni schema tutta una tensione egocentrica e originale, che combatte una guerra tutta sua per mantenere nelle sue mani le fila dei destini a lei legati.

L'impianto del testo è molto teatrale. I dialoghi ne scandiscono i tempi e la narrazione. 

I personaggi combattono una battaglia interiore ed e esteriore ogni volta che parlano. Affilano le armi dialettiche in un invisibile guerra alle convenzioni di genere e di ruoli. 

Non mancano i colpi di scena, non mancano gli intrighi, i segreti, i drammi, ma il focus di tutto rimangono le relazioni. 

Il lettore fa fatica, certo, perché qui nessuno è chi dice di essere. Alla fine della pagine finisce per chiedersi se ha capito bene. E forse vale la pena leggerlo una seconda volta.

L'umorismo pungente della Compton Burnett mi ha ricordato molto due sue contemporanee e conterranee: Elizabeth von Arnim e Agatha Christie nel personaggio di Miss Marple.

Non molto conosciuta in Italia, la Compton Burnett fu invece molto apprezzata da Virginia Woolf e Natalia Ginzburg, che di lei lodò "il ritmo eguale e senza scampo di chi sa dove andare".

Più donne che uomini
More women than men
Ivy Compton Burnett
Traduzione di Stefano Tummolini
Fazi, 2019 (Le strade)
314 p. 




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