Metti una sera un ebreo, un arabo, un latino e un greco



Metti in una sera piovosa un ebreo, un arabo e un latino. Metti che sia l'VIII secolo dopo Cristo, e metti che vi troviate a Salerno, una sera d'inverno, e che per ripararvi dalla pioggia sotto un ponte incontriate un pellegrino greco. Il caso vuole che Salernus, il viandante latino, sia ferito, e che dunque i quattro abbiano un argomento di conversazione che li accalora non poco. Si tratta infatti di quattro medici, che insieme danno vita alla Schola medica salernitana.
 
Questa la leggenda che ne racconta l'origine, e che, comunque sia andata, ne rivela gli indirizzi. Una realtà di cui parla troppo poco, ma che fu un'eccellenza nel periodo medievale, tutta del Mezzogiorno d'Italia.
 
 Salerno è stata erede di Bisanzio: un secolo di dominazione (dalla guerra greco gotica, 535-553, alla conquista dei Longobardi, 640, ndr) non passa invano. Lì, a Bisanzio, sebbene la medicina non godesse di particolare fama, tuttavia fu tenuta molto in considerazione sul piano squisitamente culturale. Un uomo colto doveva conoscere la medicina, anche se non la praticava. Essa non era solo ars, ma anche scientia.
 Non dimentichiamoci poi che Alessandria d'Egitto non era poi così lontana, e la scuola medica di lì era già fiorente nel VII secolo, al tempo della conquista araba della città. Diventò un centro di trasmissione della cultura medica e filosofica greca nel mondo latino e bizantino, come in quello arabo, che pure si difendeva molto bene grazie alla scuola di Kairouan, in Tunisia. Non solo medicina greca ed ebraica, dunque, ma anche araba. I contatti degli arabi con l'Italia meridionale, causa non ultima le Crociate, che un risvolto positivo almeno lo hanno avuto, diffusero nell'occidente latino la scienza araba in campo medico, astronomico e filosofico.
Da Alessandria i medici salernitani ripresero anche il metodo di insegnamento: le lezioni teorico pratiche erano affidate a medici maestri sulla base di un gruppo di testi destinati all'uso didattico, che poi diventerà la celebre Articella, su cui si sono formati tanti giovani salernitani medievali. Anche per loro c'erano le dispense, le  trascrizioni della lezione: l'espressione ex voce non lascia adito a dubbi: è la voce del maestro.

Prima ancora di Costantino l'Africano,  che ebbe il merito di ricopiare tanti testi della tradizione araba, erano tante le testimonianze di traduzioni e di medici che possedevano immensa volumina librorum. Visti con gli occhi di oggi, gli immensa volumina erano probabilmente i sedici codici  prodotti tra il IX e il X secolo che contengono ricettari, ma anche opere di Galeno, di Ippocrate, Apuleio, Prisciano, etc. etc,  riconducibili alla medicina greca. 

Nel Duecento, la fama di Salerno come centro di studi, di manualistica e di pratica medica, era ormai internazionale. Da qui erano passati tanti personaggi illustri, come Adelardo di Bath (astronomo, matematico), Guglielmo di Conches (grammatico secondo solo a Bernardo di Chartres), Gilles de Corbeill (poeta reale francese), Alessandro Neckam (poeta e scienziato). Era così imporatnte da meritare addirittura livore da parte dei medici parigini. 

Non erano infrequenti le dispute tra le scuole di medicina che si contendevano il primato. 

Alla corte di Lotario, re di Francia e di sua moglie Emma, gareggiaronono in sapienza ed eloquenza il vescovo Deroldo e un anonimo medico Salernitano, chiamato dal re per il bagaglio di conoscenze assai diverso dalle scuole di Francia. Nel X secolo, infatti, le scuole di Chartres, Reims e Montpellier cominciavano a rappresentare la risposta transalpina alla Scuola di Salerno. Deroldo e il Salernitano diventano ospiti abituali della tavola del re, e a tavola c'è occasione di discutere di erbe e rimedi farmaceutici. Geloso della tracotanza di Deroldo, il Salernitano decide di preparargli un veleno per dimostrare le sue abilità. Deroldo si salvò, ma provvide a vendicarsi. E la vendetta non fu blanda. Il veleno somministrato al Salernitano fu così potente da provocare un'infezione, curabile solo con l'amputazione di una gamba. Una duro scotto da pagare per una rivalità tra colleghi, che però a noi restituisce la misura dell'agonismo tra le Scuole.

Sembra che il vescovo Adalberone di Verdun sia morto in Italia dopo esseri recato alla Scuola medica di salerno per sottoporsi a cure mediche per la calcolosi bibliare. La morte del vescovo fu l'occasione per gettare discredito sul medico di Salerno che lo aveva in cura, volendo così colpire un'intera scuola di pensiero.

Egidio di Corbeil, primo docente di medicina a Parigi, prima di essere a Parigi, si fermò a Salerno. E pare non una coincidenza il fatto che il curriculum di studio in uso a Parigi nel 13. secolo fosse identico a quello salernitano, e quindi basato sulla stretta connessione tra medicina e filosofia naturale

 Nella X branche del Roman de Renart, la  volpe, chiamata  alla corte del leone malato, dichiara di essersi recata a Roma, a Salerno, e perfino oltre mare per trovare il rimedio adatto al re (quando invece aveva semplicemente derubato un pellegrino). Nella versione tededsca si fa riferimento ad un medico salernitano di nome Pendin, che prescrive la cura per il re leone. Si tratta evidentemente di un nome fittizio, ma che con ogni probabilità fa riferimento al manuale utilizzato a Salerno e tradotto dall'arabo da Costantino l'Africano, la Pantegi (Tutta l'arte). In ogni caso gli autori francesi e quelli tedeschi sembravano conoscere il metodo dei medici del mezzogiorno italiano, citandone i praecepta e poi i remedia.

Vero è che con la fondazione della'Università a Napoli, della tradizione di Salerno si senta parlare progressivamente sempre meno, ma l'istituzione molto più longeva di quello che si possa pensare. Fu un decreto di Gioacchino Murat che nel 1811 riconosceva come unica e ufficiale l'Università di Napoli,  ponendo così definitivamente fine alla Scuola medica, che tanta fama e tante soddisfazioni aveva dato al Mezzogiorno d'Italia.

 Bibliografia:

. La Scuola di Salerno e l'Articella, Maria Conforti in Il Medioevo. Cattedrali, cavalieri, città

 . La scuola medica salerniata come metafora della Storia del Mezzogiorno, Giovanni Vitolo, in Studi storici, vol. 45, n. 3 (2004)

. Il Reinhart Fuchs e la Scuola medica salernitana, Carla del Zotto, in Rivista di cultura classica e medievale, vol. 49 (20079


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